Processo morte pittrice: i consulenti tecnici blindano le accuse del pm. Il cellulare della vittima 'muto' da casa Santoleri

TERAMO – Se tre indizi facessero sempre una prova, il processo per il delitto di Renata Rapposelli potrebbe essere considerato chiuso con le testimonianze dei consulenti tecnici sentiti ieri dalla Corte d’Assise di Teramo, nel processo all’ex marito Giuseppe e al figlio Simone Santoleri. Ci sono due riprese di un impianto di videosorveglianza a Porto Sant’Elpidio che immortalano la Seicento dei Santoleri transitare verso nord il 12 ottobre, ci sono tabulati telefonici che non registrano più attività del cellulare di Renata Rapposelli dal pomeriggio del 9 ottobre, e un computer, quello di Simone, che quotidianamente collegato per ore a Internet per giocare, proprio il 12 ottobre non viene acceso se non in tarda serata. Sono elementi pesanti quelli offerti al teorema accusatorio del pm Enrica Medori dai consulenti tecnici sfilati ieri mattina dinanzi alla Corte d’Assise nell’ultima udienza prima della pausa estiva. 

L’auto nelle Marche. La Seicento dei Santoleri il 12 ottobre 2017 transita davanti alle telecamere dello svincolo autostradale di Porto Sant’Elpidio: una delle due immagini offre una chiara indicazione della targa (l’altra no) e con il tergilunotto bloccato in una posizione ‘a ore 2’, che sarebbero inconfutabili per l’identificazione dell’auto. Il maresciallo maggiore di Ris carabinieri di Roma, Antonio Natale, aggiunge anche che lo zoom sul posteriore e su una immagine laterale, mostrerebbe la presenza, sul sedile posteriore di un oggetto voluminoso che occupa la parte posteriore dell’abitacolo, che potrebbe somigliare a una grossa scatola. Nel racconto dei due imputati, quell’auto è nel posto giusto perché fu Giuseppe ad offrirsi di riaccompagnare la moglie da Giulianova a Loreto. Ma resta sempre insuperabile far conciliare le date: quelle immagini sono state girate il 12 ottobre, non il 9 o al massimo il 10 come da sempre collocato il viaggio di ritorno della pittrice verso Ancona.

Il tabulato dei cellulari. A rendere più complicato il quadro difensivo, ci sono i tabulati telefonici analizzati dal consulente Daniele Peroni. Il traffico dei tre telefoni (uno sempre muto) di Simone e quelli di Giuseppe e della Rapposelli, permette un incrocio di date e orari, stante il complesso gioco delle celle e della individuazione di quella ‘best-seller’ da ritenere più precisa delle altre nella localizzazione. Dal cellulrare della pittrice, ad esempio, partono tre telefonate all’ex marito Giuseppe il giorno in cui, lei raggiunge Giulianova e questo permette la mappatura del suo viaggio, da Ancona fino ad Alba Adriatica dove scese alla stazione: le celle lo confermano, era lì alle 13:04. Quegli stessi tabulati raccontano anche che quel telefono è sicuramente localizzabile all’interno dell’appartamento dei Santoleri tra le 13 e le 15:39 del 9 ottobre. E anche che non darà più segni di vita da quel momento in poi.

Cosa ‘racconta il suo pc. Luca Russo consulente informatico della Procura, aggiunge qualcosa in più, che va ad incastrarsi con gli altri dettagli. Il pc di Simone Santoleri, sequestrato prima del ritrovamento del cadavere (avvenuto il 10 novembre 2017 nelle campagne di Tolentino, sulle rive del Chienti), ha ‘raccontato’ al perito dei quotidiani e prolungati collegamenti a Internet. Ciò avveniva attraverso una ‘chiavetta’ Tre, e raramente navigava: era sempre collegato al browser ludico MiraMagia. Non c’era giorno in cui non trascorreva ore al pc per giocare e, come di recente raccontato dalla nuova compagna Cinzia, era stato proprio attraverso la chat del gioco che l’aveva conosciuta. Il perito ha però rilevato quella che per le abitudini riscontrate, può essere considerata un’anomalia: dop aver giocato l’intera giornata dell’8, torna sul web il 10 e come l’11 ottobre ci starà meno delle altre volte. Il 12, invece, che è il giorno in cui la Seicento viene ripresa a Porto Sant’Elpidio, il collegamento avviene soltanto alle 17:46 per continuare fino alle 23:02.

Le strane ricerche Google. Ma c’è dell’altro, nella relazione del consulente Russo. Lo aveva svelato la compagna nella sua testimonianza: nel periodo in cui la madre non si trovava, sul pc di Simone sono state registrate alcune ricerche, come quella sul caso di Roberta Ragusa, scomparsa in Toscana e per il cui delitto è stato condannato il marito Antonio Logli. "Le avevo fatte io per fargli capire che spesso le persone scomparse vengono ritrovate morte", ha detto lunedì scorso in aula la donna, togliendo la paternità delle ricerche a Simone. Ma su Google vengono rintracciate anche altre stringhe di ricerca, a cui la Corte dovrà assegnare un autore: ‘provincia di Macerata, ‘quanto tempo restano in archivio le registrazioni delle telefonate’, ‘attenzione whatsapp alle telefonate cancellate che restano in memoria’, e più clamorosa, ‘chienti’, considerato che il corpo non era stato ancora trovato in quella zona. E’ vero che il perito non ha saputo indicare una data per queste ricerche così come per la cancellazione dei file, ma è pur vero che gli avvocati della difesa, Gianluca Reitano e Gianluca Carradori,  si avvicina la necessità di un triplo salto mortale.

Affidate le perizie psichiatriche. Adesso il processo va in vacanza. Il tempo che dividerà da qui alla prossima udienza, alla fine di settembre, sarà impegnato dai consulenti incaricati della perizia psichiatrica per ‘studiare’ gli imputati sotto questo aspetto. Giuseppe Cimini, ex primario della psichiatria di Giulianova, e il criminilogo Giuseppe Orfanelli di Pescara, si sono riservati tre mesi per la consegna del loro lavoro. Lo studio coinvolgerà anche i consulenti di parte, Stefano Ferracuti e Gabriele Mandarelli, neuropsichiatri de La Sapienza di Roma per il pm Medori, Marco Angelo Barioglio del Cenro di salute mentale di Ascoli Piceno per Giuseppe Santoleri e Luigi Olivieri, del Dipartimento di psichiatria dell’ospedale Mazzini di Teramo per Simone Santoleri.